una mamma bradikoala (bradipo con le orecchie da koala) con il pancione perché è incinta, di fianco a lei un piccolo di bradikoala
una mamma bradikoala (bradipo con le orecchie da koala) con il pancione perché è incinta, di fianco a lei un piccolo di bradikoala

Come il mio cervello divergente ha vissuto l’attesa di E. e L.

Quando sono rimasta incinta di E., non sapevo ancora di essere una persona ADHD. Ma il mio cervello lo sapeva già.

E lo sapeva bene anche quando è arrivata la gravidanza di L., qualche anno dopo. Solo che stavolta c’era anche un carico nuovo: la consapevolezza.

Due esperienze, due pance, due mondi diversi. Eppure, lo stesso cuore in tempesta. Lo stesso bisogno profondo di rompere schemi che non mi appartenevano. La stessa sensazione di essere travolta da qualcosa che non riuscivo a contenere, né fuori né dentro di me.

🌱 Una gravidanza senza riferimenti

La mia prima gravidanza è stata una sorpresa. Una di quelle che ti scombussolano l’anima e il calendario. E in quel momento, mi sono resa conto che non avevo nessun modello genitoriale che potessi sentire mio. Nessun esempio sano da seguire.

Non volevo fare come i miei genitori, non volevo cadere nei loro errori. Ma… cosa volevo, esattamente? Non lo sapevo. Mi mancavano strumenti, parole, possibilità. Sentivo solo un impulso fortissimo a rompere il ciclo. A fare diversamente. A essere diversa.

Solo che non avevo idea di come farlo. Ero impreparata. Ero sola, anche se circondata da persone.

In quella fase, la mia mente ADHD lavorava senza sosta: cercava risposte ovunque, in una corsa disperata verso un’idea vaga di “maternità giusta”. Come se potessi controllare il caos con la preparazione, con l’informazione, con i pannolini lavabili e i corsi preparto.

Spoiler: non ha funzionato. Ma ci ho provato con tutta me stessa.

💡 Una seconda gravidanza, eppure più paura

Quando è arrivato L., ero tecnicamente più pronta. Avevo già un figlio. Sapevo come funzionano le nausee, i tracciati, la valigia dell’ospedale. Eppure… avevo molta più paura.

La paura che E. fosse troppo piccolo, troppo presto. La paura che non ce l’avrei fatta con due. La paura che il mio tempo, già risicato, si polverizzasse. Che il mio corpo si arrendesse. Che la mia mente esplodesse.

Ero consapevole del mio ADHD, sì. Ma questo significava anche guardare con occhi diversi tutte le difficoltà che mi travolgevano: la gestione della casa, del lavoro, del tempo, delle emozioni. Il bisogno continuo di stimoli che si scontrava con l’assenza di energie. Le crisi di pianto di E. che si sommano alla stanchezza. I meltdown. Le notti in bianco.

La consapevolezza non è sempre una medicina. A volte è solo una luce accesa su cose che facevano male anche prima, ma che ora hanno un nome.

🧠 Quando sei ADHD e aspetti un figlio… è tutto più intenso

Durante entrambe le gravidanze, il mio cervello non si è mai fermato. Non c’è stato spazio per il “tanto poi ti abitui”. Ogni fase nuova era un bombardamento sensoriale e mentale.

La nausea era nausea + ipersensibilità agli odori + fastidio per i rumori + incapacità di rilassarmi.
La stanchezza era stanchezza + rimuginio mentale + senso di colpa per non riuscire a fare abbastanza.
Il sonno? Quello sconosciuto.

Ero iperconsapevole di ogni cambiamento del mio corpo. Ma anche totalmente scollegata, a tratti. Mi sentivo come se fossi fuori sincrono con quello che stava accadendo. Come se stessi guardando la mia gravidanza da dietro un vetro.

E non parliamo del carico informativo: ore a leggere articoli, confrontare sintomi, valutare scelte genitoriali… iperfocalizzarmi era un modo per tenere a bada l’ansia. Per illudermi di avere il controllo.

Spoiler 2: anche stavolta non ha funzionato. Ma ho imparato a voler bene a quella parte di me che ci prova lo stesso.

💔 La solitudine di chi non si sente rappresentata

Non trovavo uno spazio in cui sentirmi compresa. Le altre mamme sembravano avere tutto sotto controllo. Le ostetriche parlavano un linguaggio che io non capivo. La fatica che sentivo dentro, nessuno sembrava vederla.

Ho imparato presto a mascherare, anche in gravidanza. A sorridere mentre dentro avevo un buco nello stomaco. A dire che “va tutto bene” anche se il mio cervello era un frullatore.

Avevo un disperato bisogno di qualcuno che mi dicesse:
“Anche per me è stato così. Non sei sbagliata.”

Ma non c’era. Così ho deciso, un giorno, che forse dovevo diventarlo io, quello spazio.

🔍 La diagnosi, quel punto di svolta

Tra una gravidanza e l’altra è arrivata lei: la diagnosi di ADHD.
Ed è stato come se qualcuno avesse finalmente dato un nome al mio modo di sentire. Un nome e un permesso: quello di esistere, anche se non rientro negli standard.

Ha cambiato tutto. Il mio modo di lavorare, di organizzarmi, di ascoltarmi. Ma soprattutto, ha cambiato il mio modo di essere mamma.

Con E. volevo fare tutto bene. Con L. ho imparato a fare tutto abbastanza.
E questo, per me, è stato un salto enorme.

Ho imparato a chiedere aiuto, a rallentare, a non sentirmi in colpa se non ho la nursery da copertina o la lista nascita perfetta. Ho imparato a scegliere me prima degli schemi.

🌈 Il mio cervello è un mondo. E io ci abito, anche da mamma

Essere una mamma ADHD significa vivere tutto con più intensità.
Significa piangere per una pubblicità, ridere per una sciocchezza, sentirsi travolta da un abbraccio.
Significa fare fatica, ma anche trovare soluzioni creative quando tutto sembra impossibile.

Non sarò mai una mamma da manuale.
Ma sono una mamma che ascolta, che si mette in discussione, che ama con tutto il cuore e tutto il caos.

💬 Ti va di condividere?

Se ti sei ritrovata in queste parole, raccontami:
Come hai vissuto (o stai vivendo) la gravidanza con un cervello ADHD?
Hai vissuto anche tu un prima e un dopo nella consapevolezza?
Scrivimi nei commenti o su Instagram. E se vuoi approfondire insieme il tema del parto, ci rileggiamo il 23 luglio qui sul blog.

Un abbraccio,
Moira

By Moira_DivMM

Sono Moira e su DivergenteMenteMamma voglio aiutare altre Mamme (e Genitori) con funzionamento ADHD a navigare più sereni nel nuovo ruolo di “Adulti Responsabili con Figli”

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